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Commento di Gilberto Rossini

Esposizione “Le stagioni della vita”

 

    “Ci siamo fermati più volte ad ammirare la natura, gli alberi, le strade brecciate che sussultano rapide quando il sole si oscura.

   Anche le cose apparentemente inerti emettono segnali, come gli esseri amati, come se restituissero l’energia ricevuta dal sole, trasformata e colorata, e ci invitassero ad estrarre da loro significati e messaggi.

   Nel rappresentare le cose, la mano, specialmente della donna, percorre di nuovo l’antico gesto umano che ne prendeva coscienza, sulle rocce e nelle tombe.

   Ne ferma gli elementi essenziali, li estrae da quanto indiscriminatamente appare, li seleziona, ne apprende la gerarchia.

   Specialmente è la donna che ha mantenuto nelle mani la memoria di mansioni lontane, cogliere, cucinare, tessere e lavare, quando nelle cose della natura appariva più direttamente l’essere più immediato distinto da noi stessi.

   Il gesto che nasce dal contatto fra le cose e la coscienza è un atto misterioso che le unisce all’uomo, simile alla creazione della parola.

   Ogni persona, capace di ricordarci questo atto, se noi glielo permettiamo, ci ha fatto un grande regalo.

Commento di Cesare Padovani

Esposizione “Che Peccato”

 

   Parlando con Anna Maria Zanotti mi sono chiesto il perché della associazione tra i suoi dipinti e alcune terzine della Divina Commedia di Dante.

   Forse perché, a differenza del Dorè, Anna ha voluto uscire dai canoni rappresentativi troppo aderenti al testo.

   L’idea del peccato doveva suggerire altre immagini pur partendo da testi classici; doveva restituire emozioni più suggestive.

   Ecco allora che Anna con i suoi Suicidi ha raffigurato una vegetazione tipicamente appenninica, oppure negli Accidiosi ha visto una radura con colori autunnali tra toni verdi e marroni, tra bruciatura di sterpaglie e terreno sommosso che danno l’idea dell’inerzia (un fenicottero solitario rende l’idea della pigrizia).

   Forse nella lussuria la vivacità dei rossi e dei gialli ha trasgredito anche il testo fin troppo noto del V canto della Commedia:

   Continuando si incontrano i Traditori: serpenti infidi che sembrano complottare una congiura, e nel mezzo un coccodrillo, che non si sa se sia la prossiam vittima o pure lui complice.

   Ed ecco gli Avari, piaga sociale molto attuale, rappresentato da Anna attraverso un uccello rapace che osserva un monte di sassi e un uomo in atteggiamento di spingere qualcosa inutilmente come è la condanna del mito di Sisifo.

   Non potevano mancare gli Invidiosi e i Superbi, avvolti da lingue di fuoco, crani lattiginosi con gli occhi cuciti in un paesaggio metafisico: la puzzola sull’estremo lato sinistro aiuta a ”percepire l’odore” del peccato.